• DiapasonQuello che resta

    Diapason

    2010

    Poesie di Claudio Rampin
    Petali di Poesia Edizioni (Luglio 2010)
    Collana "Alba di Parole"
    Dimensioni cm 12x17, 66 pagine
    ISBN 978-88-904458-3-5
    Prezzo € 10 IVA compresa

    Opere

    E’ una manciata di versi come stelle filanti, “in una notte profonda”, un “mazzetto di parole”, l’ultimo libretto di poesie di Claudio Rampin: “Diapason”.
     
    Poesie brevi, talvolta brevissime, scaturite da un’istantanea dell’anima, una “tavolozza intima”, che si trasformano in una sorta di personale, elegiaco catalogo in “Quello che resta” oppure in più distesi ritratti di figure, alcune delle quali notissime, nella seconda sezione, “Dedicato”, fino all’ultima parte, che dà il titolo alla raccolta, definite dall’autore “fredde vibrazioni di un cuore sotto la pioggia”.
     
    Poco più che cinquantenne, nato a Conselve in provincia di Padova, residente a Novara dal 1978, fotografo e poeta. Rampin ha al suo attivo già diversi libri di poesia e con questo ultimo, per così dire, aggiorna il suo “diario” o cronaca in versi, mano tesa che cerca e offre amicizia secondo le oscillazioni del cuore. Adottando uno stile colloquiale, d’immediata, spontanea fruibilità, con franche aperture alla confessione, specie nella prima parte: “quello che resta…./ è un grosso dubbio/ se ogni cosa abbia avuto un senso/ compreso la mia poesia”, inseguendo immagini di “un treno in corsa/ verso la stazione dell’amore” accanto alle delusioni quotidiane amare come un “boccone acerbo”, Rampin raccoglie una breve galleria di personaggi nel cui ricordo “nulla è perso”, alternando figure famigliari all’autore ed altre di pubblica notorietà come Nuvolari, John Lennon, papa Wojtyla, papa Ratzinger, Gaber, Pantani, Sordi e Manfredi, tutti entrati “nella nostra-mia storia”, ciascuno a suo modo testimone esemplare del “profumo della vita”. Ed è nuovo dialogo intimo con se stesso nelle poesie “allo specchio” alla ricerca di una luce, di parole capaci di riscattare il dubbio di essere vivi, di asciugare le “lacrime/ che neppure il vento/ riesce a prosciugare”, smarrita ogni guida nell’ “universo cieco”.
     
    Tra gl’inganni del passato e le domande se “ha un futuro il vivere”, solcando “un mare di lacrime”, il cuore ferito da laceranti assenze, ravvivato da immagini di “aurora festiva”, se il corpo talora piegato dagli affanni sembra mancare il “fiato”, Rampin elegge a voce dei propri sentimenti l’amoroso fiato della poesia.
     

    Ercole Pelizzone da il "Corriere di Novara" del 02 dicembre 2010

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