Poesie di Claudio Rampin
Ibiskos editrice (Gennaio 2003)
Collana "Ipomea"
Dimensioni cm 11,5x17, 64 pagine
Prefazione di Monia B. Balsamello
Prezzo € 7,75 IVA compresa
Premessa dell'autore
Non vorrei scivolare ed incappare nella retorica, evidenziando le solite frasi di convenevoli, quei grandi paroloni da saccente che fungono da piffero incantatore, lasciando ognuno inebriato e a bocca aperta, immobile ed incantato. Ritengo doveroso rimarcare che non rispecchierebbe la reale figura personale e culturale, considerate le mie capacità.
Come del resto ho fatto nella precedente occasione, nell’anticipare il contenuto di Frammento Poetico, spenderei umilmente alcune parole, giusto per creare un piccolo contatto, come dire… spianare la strada prima del vostro passaggio sulle pagine dell’animo.
Leggendo il contenuto scoprirete tre distinti temi, il primo di questi consiste nell’identificarsi nel gioco della vita che, in svariate occasioni ci pone innanzi molteplici quesiti, cercando affannose risposte in grado di dare un senso al presente.
Il tema centrale desidera distendere e penetrare rapidamente l’intimo; sono persuaso che non sempre siano necessari grandi poemi per parlare d’amore, a volte si può dire molto con poco. È l’origine della linea ispiratrice, della composizione poetica e allo stesso tempo permette di portare avanti un filone iniziato col precedente lavoro: Suoni del Tempo, cioè, piccoli versi, veri lampi di fulmine interiori, ma non per questo privi di quella sensibilità che distingue un animo.
Il tema conclusivo; in un certo senso, parla da solo, per questo ho ritenuto opportuno in ogni composizione la data di stesura sotto il titolo, con la relativa dedica a fine pagina. Ogni lirica, a mio avviso, delinea momenti espressivi non costruiti o ricercati, dove la semplicità è di casa e si spendono frasi con naturalezza, testimonianze dedicate a chi si conosce o si è conosciuto o si sarebbe voluto conoscere e, malgrado l’incontro non sia avvenuto, comunque, ci hanno lasciato un qualcosa di positivo. Un insegnamento da non abbandonare all’indifferenza, un ricordo che ci seguirà ovunque, dopotutto, essi fanno parte della nostra storia e della nostra esistenza.
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Immediatezza come tramite per ricongiungersi alla vita: voce ridotta all’essenza del verbum, contenuto finale che si rivela senza filtri di sorta. Perché scrivere è necessità di traccia del sentito, bisogno di sostanziare la lotta che sempre combattiamo per ricomporre le facce del prisma vitale, in un’illusione di unità.
Ecco, allora, cos’è il dialogo instaurato con noi da Claudio Rampin: un chiamarsi da sponda a sponda con sorrisi serici e pacificatori. Ribadendo quasi un bisogno comune di certezze e modi d’approdo, scopriamo un poeta che ama fissare la sua arte non solo in versi ma anche nella stabilità degli scatti fotografici, scrigni protetti e conservativi rispetto al correre del tempo.
Come se dalla spirale delle domande uscissero salvifici responsi resi in forme tangibili, siano essi immagini o solchi di parole. Prorompe poi il vero ponte gettato sull’oltre: l’amore si sostanzia in volti, quelli delle nostre vite, destinatari d’ogni sensazione quando essa si fa corpo e dunque esperienza.
L’autore prima ne mostra il nucleo allo stato di magma, il sentimento pensato per un Tu che volutamente non si nomina, poi lo veste di umanità concrete e battezzate. La semplicitas stilistica dei versi rifugge per scelta dal rischio di paraventi ingannevoli. L’autore ama l’ariosa discorsività che spiega, perché comunicare è questo: lasciar scorrere la forza d’un canto senza celarla, quasi richiamando un pensiero di Kahlin Gibran…
Si ritrova in queste liriche, che a tratti hanno la lapidaria immediatezza d’aforismi, il gusto d’evitare certe trappole del linguaggio concettuale per immergersi piuttosto in carezze d’emozione…
Dalla prefazione di Monia B. Balsamello